Chi ha rubato il mio articolo? Il plagio editoriale – parte seconda a cura di Clariscience

Parole, idee, musica. Si ruba proprio di tutto.

Secondo tutti i sistemi giuridici, l’espressione di idee originali è considerata proprietà intellettuale ed è protetta dalle leggi sul diritto d’autore, proprio come le invenzioni originali. Quasi tutte le forme di espressione rientrano nella protezione del diritto d’autore purché siano registrate in qualche modo.

Lo abbiamo visto in un precedente articolo quando abbiamo citato i nomi di personaggi famosi, perlopiù appartenenti al mondo dello spettacolo e alla politica. Dove la pratica diventa insidiosa, meno visibile ma estremamente diffusa, è l’ambito accademico. A giudicare dalle contromisure messe in campo
dalle università di tutto il mondo, questa pratica deve avere dei numeri sommersi che sorpassano di gran lunga le statistiche ufficiali.

Perché si ruba e chi ruba?

Potremmo affrontare la questione in modo scientifico,
intervistando una moltitudine di attori, oppure basarci sull’esperienza, sul buon senso e sulla lettura di dati trovati in letteratura, senza la pretesa di voler dare risposte definitive e totalmente esaustive. Ovvio che abbiamo scelto, in questo caso, la seconda opzione.

Dunque, dicevamo, perché i testi sono oggetto di furto? Qui
possiamo cercare di individuare, elencandole, le ragioni che possiamo immaginare spingano al plagio:

  1. ignoranza;
  2. plagio accidentale e/o errata attribuzione;
  3. desiderio di eccellere tra i pari;
  4. mancanza di tempo o incapacità di gestirlo;
  5. essere convinti di farla franca;
  6. produzione di letteratura a fini di carriera;
  7. nessun interesse per il lavoro accademico;
  8. paura di fallire.

Si tratta di una lista aperta ed è inutile dire che nulla giustifica l’azione deprecabile del plagio.

Cosa ne pensano gli accademici?

Esistono molte autorevoli ricerche in questo settore; per la nostra narrazione sul fenomeno del plagio abbiamo letto, tra i molti esistenti, il seguente articolo Yi, N., Nemery, B. & Dierickx, K. Perceptions of plagiarism by biomedical researchers: an online survey in Europe and China. BMC Med Ethics 21, 44 (2020).

Gli autori cercano di stabilire se un diverso background culturale può avere influenza su come viene percepito il plagio. Il risultato, a parte alcune differenze che potrebbe valere la pena approfondire altrove, racconta di una situazione sufficientemente omogenea tra i ricercatori cinesi e quelli europei, oggetto dello studio. Ben oltre il 90% dei ricercatori considera il plagio come estremamente deprecabile.

Gli studenti sembrano avere un atteggiamento molto più
rilassato circa la questione. Il sito plagiarism.org cita una ricerca condotta da Donald McCabe della Rutgers University dal 2002 al 2005 su un campione di 63.700 studenti statunitensi iscritti al primo ciclo di laurea (undergraduate)
e 9.750 studenti iscritti a corsi di laurea magistrale (postgraduate).

Il plagio, nelle sue varie forme, è risultato essere molto presente nelle vite accademiche dei ragazzi, in particolare dei più giovani.

Correre ai ripari. La tecnologia ci aiuta.

In commercio, quasi sempre disponibili online, esistono numerosi software antiplagio. Utilizzati da ogni università e casa editrice, questi programmi rendono molto difficile la vita agli appassionati del copia e incolla. Gli irriducibili, tuttavia, li utilizzano per ottenere parafrasi più efficaci e meno individuabili, così da copiare meglio! Ne fa migliore utilizzo chi, invece, vuole mettersi al riparo da sviste ed errori da plagio accidentale.

Molti di questi software offrono piani economici con offerte speciali per studenti e ricercatori, alcuni altri permettono un certo livello di controllo in modo totalmente gratuito. Qui di seguito i nomi commerciali dei principali e più diffusi programmi in Italia e nel mondo:

iThenticate di TurnitinEasyBibPlagio ScannerCompilatio MagisterScribbrCompilatio StudiumNoPlagioTesi VerifiedZeroPlagioCheck Plagiarism