Enrico Bernini Carri: “In Italia abbiamo una rete territoriale poco efficiente, queste sono le conseguenze. Le sindromi post Covid? Dovremo affrontarle per parecchi anni”

Con il Professore Enrico Bernini Carri, infettivologo e Presidente del CEMEC, che nei giorni scorsi ci ha spiegato il ruolo del Centro Europeo per la medicina delle catastrofi, approfondiamo l’argomento Covid-19.

Professore è in atto la terza ondata Covid-19. Parliamo delle varianti che si stanno manifestando, cosa comportano e cosa possono comportare?

“I virus come il Covid-19 tendono a mutare con una certa facilità, era prevedibile che ci sarebbe stata una mutazione ed è prevedibile che ce ne saranno altre essendo un virus estremamente mutante per la sua fragilità dell’acido nucleico. Era sperabile che la situazione migliorasse e qualcuno aveva parlato del fenomeno dell’omoplasia, che è l’adattamento del virus in senso positivo nell’uomo riducendo l’aggressività. Così non è stato, ma non renderei drammatica la situazione. La variante sicuramente risulta più aggressiva sotto l’aspetto della diffusione e può pesare sul carico dei sistemi sanitari mondiali. Può essere un rischio, ma allo stato attuale la variante inglese o sudafricana è limitata ad aree specifiche. E’ possibile dunque che in realtà possa scomparire come successo ad altre varianti. Non sarei ne ottimista ne pessimista, le varianti vanno affrontate e dico che prima si fanno i vaccini meglio è. La preoccupazione che il vaccino non sia valido per questo tipo di varianti è relativamente ingiustificata, la variazione non annulla l’effetto del vaccino ma al massimo può ridurne l’efficacia in piccolissima parte. Nel momento in cui abbiamo un vaccino contro il Coronavirus, diventa facile modificarlo e adattarlo”.

La somministrazione dei vaccini sta creando polemiche e difficoltà, come mai ci si è trovati impreparati e quali potranno essere i tempi per raggiungere la famosa immunità di gregge?

“In Italia abbiamo una rete territoriale poco efficiente. La medicina del territorio è stata abbandonata ad una visione ospedalocentrica e quindi anche il medico di base, sostanzialmente, è diventato un prescrittore di visite specialistiche. Questa visione ha ridotto sempre di più la funzione del medico di medicina generale. Poi, come succede sempre in Italia, la parcellizzazione della sanità regionale ha creato più disfunzioni che altro. La risposta, quindi, è che noi non abbiamo una sanità efficiente da arginare questa situazione. Tutti gli anni quando c’è il picco influenzale andiamo in crisi, questo è la conseguenza di una sanità territoriale inefficiente”.

L’arrivo della primavera può portare all’uscita dal tunnel Covid o è avventato pensarla così?

“Non è avventato, abbiamo già avuto la riprova. I virus hanno cicli di vita biologici che sono abbastanza stabili e le ondate si susseguono in maniera regolare. Il Coronavirus è un virus stagionale che si manifesta nel periodo autunnale e invernale, quando la temperatura media si alza il Coronavirus tende a scomparire, così com’è successo nella scorsa primavera e in estate. Sarà inevitabile che dovremo affrontare anche una terza ondata. L’arrivo della primavera e dell’estate, però, sicuramente porteranno un’attenuazione del virus e, sperando che in molti siano riusciti a vaccinarsi, ci si augura che non ci sia poi una quarta ondata pandemica. Non dobbiamo, però, illuderci che la scomparsa del Coronavirus significhi scomparsa dei problemi perché tutte le grandi pandemie lasciano enormi strascichi. Il problema delle sindromi post Covid è un problema che affronteremo per parecchi anni”.

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