Il rischio di contagio del virus ebola è molto elevato se si viene a contatto con persone malate è per questo molto importante che il trasporto del paziente infetto avvenga nella massima sicurezza per gli operatori sanitari e non solo.
Lo sa molto bene Stefano Provasi imprenditore a capo dell’azienda Tecnoline di Concordia che ad oggi è l’unica azienda europea a costruire questi dispositivi a circuito chiuso filtrato in grado di trasportare i pazienti infetti in modo da evitare qualunque tipo di contatto diretto tra malato, medici ed infermieri.
«Questo dispositivo viene creato con un sistema che impedisce all’aria di uscire e quindi blocca la propagazione del virus, anche un accidentale lesione dell’involucro esterno non consentirebbe all’aria interna di uscire all’esterno evitando così il rischio di infezione per via aerea» ci spiega Provasi « nella nostra azienda creiamo due dispositivi diversi sempre per il trasporto del paziente infetto, uno di dimensioni maggiori adatto al trasporto aereo richiesto appunto dall’aereonautica militare e uno di dimensioni minori per il trasporto in ambulanza, il passaggio da una barella all’altra avviene tramite un apposito tunnel chiuso, quindi non vi è mai un contatto diretto del paziente con i vari operatori».
Direttamente dall’esterno del dispositivo sia infermieri che chirurghi possono effettuare determinati tipi di azioni sul paziente come ad esempio l’intubamento in caso di convulsioni, grazie alla tuta ed agli appositi spazi protetti in cui inserire braccia e testa che permettono di manipolare il paziente senza però avere alcun contatto diretto.
«La riproducibilità di questo prodotto è molto complessa, lo è ancor di più se nel periodo in cui ti viene commissionata un terremoto ti distrugge il capannone, per noi è stata una sfida» continua Provasi «abbiamo voluto metterci tutti alla prova e siamo riusciti nell’intento vincendo la sfida, purtroppo adesso più che mai c’è la necessità di utilizzare e aver pronti all’uso questi dispositivi».
Sono 20 i dipendenti Tecnoline che si dedicano esclusivamente alla produzione di questo prodotto e necessitano di una settimana per completare la lavorazione di uno solo di questi dispositivi.
Ancora una volta il biomedicale mirandolese si dimostra per quello che è: un polo rivolto all’innovazione, alla ricerca, un distretto fatto da imprenditori e personale qualificato che non hanno paura delle sfide e i fatti lo dimostrano.
Guarda il video del dispositivo prodotto da Tecnoline