Come già spiegato, distrettobiomedicale.it, il portale dedicato al Distretto Biomedicale Mirandolese, è una delle sei realtà italiane che partecipano al progetto di ricerca europeo imPURE, che ha ricevuto un contributo di circa 5,8 milioni di Euro dalla Commissione Europea. Si tratta di uno dei 23 progetti selezionati e finanziati nell’ambito del programma UE Horizon 2020 per fronteggiare le problematiche emerse con il dilagare della pandemia da Covid-19 relativamente alla difficoltà nell’approvvigionamento di dispositivi medici. Il progetto si propone di sviluppare un nuovo concetto di produzione estremamente flessibile sfruttando la tecnologia dell’Additive Manufacturing e le più innovative soluzioni digitali fra cui sensoristica di nuova generazione e intelligenza artificiale. imPURE coinvolgerà complessivamente 19 partner di 8 diversi Paesi europei, coordinati dall’Università Tecnica di Atene. Sono 6 le aziende italiane partecipanti al progetto, oltre a distrettobiomedicale.it sono presenti Sidam di Mirandola, Iungo di Modena, Warrant Hub di Correggio (RE), Stil Gomma di Bergamo e Producta di Macerata. Prosegue il racconto delle 5 realtà made in Italy, tocca a Piero Camurati, Chief Marketing Officer di Sidam Srl.
Di cosa si occupa l’azienda?
Sidam è nata 30 anni fa con un’idea molto precisa: produrre dispositivi medici innovativi in grado di risolvere dei problemi concreti riscontrati lavorando fianco a fianco di medici riconosciuti come esperti di riferimento nel loro settore. Operiamo in particolare nell’area della radiologia, della terapia intensiva, dell’endoscopia chirurgica, dell’oncologia e in tanti altri settori dove esiste un’opportunità per mettere in gioco il patrimonio di esperienza maturata.
Per questo l’azienda, da sempre, investe costantemente in ricerca e sviluppo, un driver essenziale per l’innovazione.
Nel progetto imPURE che ruolo avete e quale sarà la vostra attività?
Il progetto imPURE ci ha da subito affascinato per le sue caratteristiche uniche e sfidanti, con un obiettivo importante: farsi trovare più preparati ad affrontare nuovi eventi pandemici.
Il tema della pandemia ci ha trovato particolarmente coinvolti vuoi per l’esigenza di rimanere operativi e in grado di rispondere a richieste ben superiori in questo periodo particolarmente difficile, vuoi avendo anche prodotti come il nostro Nutrivent utilizzato proprio in terapia intensiva nelle situazioni di ventilazione assistita.
Il nostro ruolo, nel progetto, è quello di lavorare soprattutto sulla definizione dei prodotti che dovranno essere realizzati e sui requisiti regolatori e qualitativi degli stessi, dato che il focus è sull’area medicale e quindi, la sicurezza e il rispetto delle normative è fondamentale.
Che tipo di competenze state mettendo a servizio del progetto?
Sidam è un’azienda che da sempre ha sviluppato ed esteso nel tempo le competenze a 360 gradi per sviluppare e mettere sul mercato medical devices. Abbiamo al nostro interno, in questo settore, competenze di ricerca, progettazione, produzione e commercializzazione, inclusi tutti gli aspetti di certificazione e quality assurance e questo ci consente di portare il nostro contributo in moltissime delle aree di attività coperte dal progetto.
Qual è la sfida più impegnativa che state affrontando nell’ambito del progetto?
Credo che per noi, così come per tutti gli altri partner che lavorano su imPURE la sfida principale sia quella del tempo. Anche il progetto stesso ha una durata assai ridotta rispetto ad altri progetti europei proprio perché l’obbiettivo è quello di ottenere risultati in tempi decisamente più ridotti rispetto a quelli a cui siamo abituati in altre situazioni. Un risultato che si può raggiungere ma che richiede visione, coordinamento e determinazione.
Su quali altri progetti innovativi siete impegnati al momento?
Certamente; Sidam come detto prima, crede che la ricerca e l’innovazione siano i driver fondamentali di crescita e sviluppo. Per essere competitivi nel mercato bisogna lavorare già adesso sui prodotti e con le tecnologie di domani, a maggior ragione in un settore come il nostro, nel quale comunque il peso della attività necessaria ad ottenere la certificazione di un prodotto, e quindi in conseguenza la possibilità di commercializzarlo richiede tempi lunghi e grossi investimenti. Abbiamo presentato proprio quest’anno, insieme all’Ospedale Bambino Gesù un nuovo stent per il trattamento delle stenosi esofagee nei bambini, risultato di anni di sviluppo e ricerca in partnership con una struttura medica di eccellenza. Abbiamo molti altri progetti su cui stiamo lavorando, abbiamo collaborazioni molto efficaci con centri di ricerca come il CNR, con Università come, ad esempio quella di Pavia, collaboriamo con altre grosse aziende attive nella sanità a livello internazionale nello sviluppo di prodotti comuni.
Quali sono i profili professionali cui guardate con maggiore attenzione?
In primis cerchiamo persone che, come noi, credano che lavorare in questo settore sia una grande opportunità e anche una grande responsabilità: la salute è un bene primario per tutti e vogliamo riuscire a dare un contributo importante.
La collaborazione con la scuola e l’università ci consente di individuare giovani talenti che per noi sono importantissimi nel dare impulso all’utilizzo delle nuove tecnologie: stampa 3D, materiali avanzati, sistemi intelligenti e così via. Assumiamo ingegneri biomedici e diplomati che si formano nel nostro distretto, giovani entusiasti e ben orientati alle sfide che ci attendono nei prossimi anni.