La crisi degli ultimi anni ha toccato pesantemente il settore biomedicale italiano, e nella zona emiliana anche altri fattori hanno contribuito a rendere la situazione più difficile, ma una cosa è apparsa chiara negli ultimi anni: la via dell’export è l’ unica percorribile per recuperare il terreno perso.
A questo punto rimane una sola domanda: a quali paesi è meglio rivolgersi? Mercati sicuri, conosciuti, ma dove la concorrenza internazionale è ormai forte e radicata (USA, Germania, Francia Etc), oppure mercati emergenti, nuovi e poco conosciuti ma dove gli spazi di penetrazione sono molto più ampi?
I dati di Assobiomedica lasciano intendere come i mercati del far est siano molto attrattivi con quasi il 60% di beni importati, ma sono anche i più contesi dai player internazionali, come si può vedere infatti dalla tabella qui accanto nei principali mercati asiatici (Cina) le esportazioni italiane stanno calando. Discorso analogo per l’Unione Europea, dove i principali mercati stanno cambiando fornitori di riferimento.
Di segno opposto invece i trend relativi al sud America: economie in crescita, divario tecnologico da colmare e un conseguente segno positivo nelle vendite italiane.
Che sia questa la direzione giusta per l’export? E quali possono essere le migliori opportunità? Nell’ambito dell’ America Latina, oltre ai grandi paesi ormai emersi come il Brasile, c’è uno stato che sti sta aprendo ai mercati internazionali con forza e impegno, determinato a recuperare il gap tecnologico esistente e a diventare un nuovo punto di riferimento per tutta l’area dell’America latina: Cuba.
L’Economia cubana, fiaccata da decenni di embargo, ha finalmente trovato la forza e la determinazione per uscire dal guscio nel quale è stata schiacciata così a lungo;Raul Castro, succeduto al fratello Fidel, è uomo concreto e pratico: ha capito che per ridare slancio alla sua economia e proseguire sulle politiche sociali sviluppate sino ad ora aveva bisogno di riavviare una serie di meccanismi virtuosi che portassero nell’isola una grande quantità di capitali e soprattutto di attività produttive. In questa maniera conta di rilanciare l’attività produttiva interna e aumentare l’occupazione con conseguente maggiore disponibilità di ricchezza da spendere in servizi alla popolazione.
Così Cuba sembra diventare un nuovo paese emergente, svincolato dai lacci del socialismo intransigente e aperto agli investimenti esteri e alle relazioni commerciali con paesi stranieri sia nell’ambito europeo che americano e asiatico.
Questa situazione costituisce una grande opportunità per le imprese italiane di tutti i settori e in particolare per il settore biomedicale e farmaceutico, che possono trovare a Cuba sia un ottimo terreno per internazionalizzare la propria attività piazzando una testa di ponte per aggredire i mercati americani (la recente apertura del presidente Obama non significa di per se una prossima fine dell’embargo, ma sicuramente le imprese USA non vorranno essere tagliate fuori da questa opportunità che si apre letteralmente sotto il loro naso), sia un possibile partner commerciale col quale istaurare rapporti di reciproca soddisfazione.
Per gli investimenti diretti la situazione appare particolarmente interessante; nel giugno scorso il governo cubano ha varato una nuova legge, la 118 del 2014, che definisce gli obiettivi perseguiti, i settori di interesse e le agevolazioni concesse da Cuba: un piano per portare investimenti esteri per circa 2000 miliardi di dollari all’anno.
Obiettivi: ammodernamento tecnologico, aumento della produzione interna in tutti isettori, creazione di porti di lavoro e attrazione di capitale straniero per supportare il rilancio di tutti i settori industriali
Settori di interesse: praticamente tutti. Chimico-farmaceutico, turistico, industria leggera e pesante, packaging, alimentare etc
Agevolazioni: in generale si garantisce lo stato di diritto nei confronti di tutti soggetti pubblici o privati e la inconfiscabilità delle imprese straniere, la possibilità di detenere il 100% della proprietà dell’impresa, accesso privilegiato ai mercati del sud America (i prodotti realizzati a Cuba risulteranno made in Cuba, e come tali saranno soggetti a dazi molto inferiori rispetto a quanto proveniente dall’Europa), e poi una serie di importanti agevolazioni fiscali (0 tassazione sugli utili per i primi 8-10 anni e poi 15%, e poi 0 tassazione sui costi da lavoro, sui beni importati per l’installazione delle unità produttive, sui capitali riportati fuori dall’isola etc). in oltre è stata costituita una zona speciale attorno al porto di Mariel (struttura portuale costata circa 13 miliardi di dollari e finanziata prevalentemente dal Brasile) in cui queste agevolazione sono ancora più forti.
Appare evidente l’opportunità che si prospetta: una base strategica per aggredire ed essere competitivi su tutti i mercati del continente americano.
Ad oggi risultano già presentati 146 progetti di investimento presentati da diverse imprese da tutto il mondo: il tutto in 8 mesi.
Dal punto di vista commerciale Cuba è un paese con una forte dipendenza dall’estero, quasi il 70% del fabbisogno nazionale deve essere importato in ogni settore produttivo, questo rende lo stato cubano un potenziale partner per qualunque azienda in ogni settore. Se ci aggiungiamo che la sanità pubblica (in ogni sua parte, da lato ospedaliero alla ricerca e sviluppo farmaceutica) è un fiore all’occhiello del paese sul quale si vuole investire sia per utilità interna sia come “servizio esportabile”, capiamo come gli investimenti in tecnologie moderne siano basilari nelle strategie elaborate dallo stato.
Un buon modo per testare con mano quali siano le reali potenzialità della propria azienda sul mercato cubano è partecipare ad una fiera o ad un convegno specialistico del proprio settore, per il biomedicale ci sono moltissimi appuntamenti, a partire dalla Feira Internacional Salud para Todos in programma il prossimo aprile, piuttosto che la Feira internacional de la Habana, piuttosto che i numerosi convegni e seminari che il ministero della salute organizza e che attirano specialisti del settore da tutto il sud America.
Il lato dolente del discorso può essere dato dalle tante lungaggini burocratiche e dalle regole interne che Cuba si è data per dissuadere affaristi e trafficoni ma è possibile capire se si hanno i requisiti per accedere alle gare di appalto semplicemente consultando l’ambasciata e il suo ufficio commerciale (con i tempi imposti dal dover assecondare le richieste di tutta Italia) oppure rivolgendosi a una delle tante società private che si occupano proprio di agevolare i rapporti commerciali con Cuba. Tra le prime società ad occuparsi di questo lavoro in Emilia Romagna c’è la Guidi Consulting di Bologna, associata ad Euro-cuba (la principale organizzazione privata italiana che si occupa di internazionalizzazione verso Cuba), che ha da poco organizzato una conferenza sull’tema degli investimenti esteri e della legge 118 presso Unindustria Bologna.
A cura di Guidi Consulting snc