La nostra prima intervista ad Alberto Forchielli e Alberto Camaggi del Fondo Mandarin Capital Partners

Nei giorni scorsi abbiamo letto con piacere dell’acquisizione di Emotec da parte di Sidam, società controllata dal Vostro Fondo Mandarin. In passato i grandi investitori difficilmente prendevano in considerazione l’acquisizione di aziende medio-piccole del biomedicale mirandolese, mentre voi ne avete comprate due in poco tempo. Si tratta di un’eccezione o vi distinguete anche per l’attenzione alle piccole aziende?

Non si tratta di un’eccezione. Il fondo MCP si contraddistingue proprio per una filosofia di investimento fortemente orientata al mondo delle piccole e medie imprese. È necessario naturalmente un approccio molto attivo, basato su alcuni punti cardine:

  1. Miglioramento dei processi operativi e della governance
  2. Accelerazione della crescita per linee interne con un particolare focus sull’internazionalizzazione
  3. Crescita per linee esterne attraverso processi di aggregazione di più realtà aziendali

 

Quali saranno le ricadute in termini di occupazione e investimenti per il nostro territorio?

Ci saranno ricadute molto positive, grazie all’ampliamento degli stabilimenti esistenti e alla realizzazione di una nuova camera bianca

 

Quali sono i principali punti di forza che vi hanno portato ad essere presenti nel nostro distretto e quali le criticità?

I punti di forza del distretto di Mirandola sono in larga parte ancora quelli dei suoi lungimiranti fondatori: la genialità innovativa, la capacità di creare nicchie di mercato introducendo soluzioni per bisogni non adeguatamente soddisfatti in ambito chirurgico, diagnostico o terapeutico. Il tutto condito da un’estrema flessibilità a livello produttivo. Il distretto costituisce una rete impressionante di competenze e saper-fare che, non a caso, ha attirato negli anni sul territorio diverse multinazionali.

Per contro, il rischio è quello di un eccessivo “nanismo” d’impresa, che può condizionare l’accesso strutturato ai mercati internazionali e la capacità di affrontare le nuove sfide del settore. Pensiamo ad esempio al processo di adeguamento al nuovo regolamento europeo MDR, che può richiedere risorse umane e finanziarie al di fuori della portata di un’impresa di dimensioni molto piccole.

 

Dr. Forchielli lei è nato a Bologna ma la Sua esperienza è straordinariamente internazionale e multiculturale, ha trovato in giro per il mondo qualcosa di simile al modello manifatturiero Emiliano?

La Cina è piena di distretti. Anche negli USA stanno sorgendo distretti, seppur più estesi dei nostri. Boston, per esempio, nel campo biomedicale sta emergendo come area di specializzazione dominante rispetto alla Silicon Valley e a San Diego.

 

COVID-19 ha messo in luce l’importanza dell’industria biomedicale, e quindi del distretto mirandolese, per il supporto dato agli Ospedali, soprattutto nei momenti peggiori. Gli altri distretti industriali a noi vicini (maglieria, ceramica, motori, agroalimentare ecc.) sono molto bravi a produrre per il cliente, mentre qui da noi si lavora per il Paziente principalmente con denaro pubblico. Non credete che questa sostanziale differenza meriterebbe regole di acquisto specifiche da parte del Sistema Sanitario Nazionale?

Certo, ad esempio privilegiando la componente qualità rispetto alla componente costo nei criteri di valutazione degli acquisti e, per guardare all’attualità più immediata, introducendo una maggiore flessibilità nell’adeguamento dei prezzi al rincaro delle materie prime. Ovviamente, anche una velocizzazione dei tempi di pagamento da parte delle amministrazioni pubbliche aiuterebbe le aziende del medicale, che sono chiamate in questa fase di emergenza a un vero e proprio “superlavoro”, per di più in un contesto di alto assenteismo, difficoltà di approvvigionamento e impennata dei costi di tutti i fattori di produzione.

D’altra parte, la pandemia ha chiaramente messo in mostra, a livello europeo, tutti i rischi di una eccessiva delocalizzazione lungo la catena del valore di farmaci e dispositivi medici. Centri produttivi locali ad alto contenuto tecnologico come il distretto di Mirandola costituiscono dunque sempre di più asset strategici che i governi dovranno preservare e promuovere.

 

L’anno prossimo il distretto biomedicale mirandolese compirà 60 anni, nella ricorrenza del primo decennale dal sisma 2012.  Una calamità che molti Italiani hanno dimenticato. Abbiamo bisogno dell’aiuto di realtà importanti come la Vostra per riportare l’attenzione su quello che ci è successo e su come ne siamo usciti.

Ci darete una mano?

 Assolutamente si ci conti senza esitazione