Hmc Group, tecnologia per competere

Il successo del gruppo Hmc e della sua struttura produttiva all’avanguardia è anche nei suoi numeri. Un esempio? 35 anni l’età media dei dipendenti, 60 % la quota export, oltre 12.000 metri quadrati di superficie tra stabilimenti e uffici.

Innovazione, tecnologia, personale altamente specializzato ed elevata customizzazione dei prodotti fanno di Hmc group un’azienda leader nel settore della produzione e commercializzazione di dispositivi medici. Andrea Bisi, vicepresidente del gruppo, racconta ad Emmeweb la crescita di un’imprese che, dopo l’esperienza drammatica del terremoto, ha saputo reagire costruendo una nuova sede, all’avanguardia per gli alti standard di progettazione edilizia, risparmio energetico e tutela ambientale.

Quali sono i vostri punti di forza?
«Il gruppo Hmc sì è sviluppato in tempi molto rapidi. Nel 1997 mio padre, Giuseppe Bisi che ricopre la carica di presidente del gruppo ha fondato, assieme ad alcuni collaboratori, la Hmc srl, una società per la commercializzazione dei dispositivi per l’emodialisi. Nel 2003 l’acquisizione della società Premedical, specializzata nella produzione di dispositivi medici monouso, segna una tappa fondamentale nell’iter di sviluppo del gruppo: da semplici distributori siamo diventati anche produttori. L’acquisizione nel 2008 di Meditea, azienda che produce tubi e dispositivi medici e, nel 2011, di Macosta, che si occupa di stampaggio ad iniezione e costruzione stampi, ha permesso di ampliare il nostro core business anche verso questi settori. Oggi Hmc Group è una realtà ben strutturata e consolidata che produce e commercializza su scala mondiale tre principali tipologie di prodotti: componenti, tubi e dispositivi medici per il settore biomedicale. Dal 1997 il numero dei dipendenti è cresciuto in modo esponenziale, oggi sono più di cento, e nel 2013 il fatturato ha raggiunto i 25 milioni di euro. Hmc group è un’azienda giovane, l’età media dei dipendenti è di 35 anni, fortemente dinamica e altamente specializzata. Fin dall’inizio, abbiamo posto le esigenze del cliente al centro del nostro business e per farlo abbiamo investito molto sull’innovazione tecnologica dei prodotti e sulla crescita professionale dei nostri collaboratori. Uno dei nostri punti di forza è sicuramente l’elevata customizzazione dei prodotti, che riusciamo a garantire creando soluzioni ad hoc in base alle differenti richieste ed esigenze dei clienti. Questo è possibile grazie alla scelta strategica di gestire direttamente all’interno dell’azienda l’intera filiera produttiva, senza dovere esternalizzare nessun processo, e alla possibilità di avvalerci di un team di ricerca e sviluppo altamente preparato».

Quanto incide l’export sul vostro fatturato?
«Siamo un’azienda fortemente orientata all’internazionalizzazione, basti pensare che l’export rappresenta il 60 per cento del nostro fatturato, specialmente per quello che riguarda la vendita dei prodotti a marchio Hmc. Tra mercati più importanti ci sono il Medio Oriente, il Sud America e gli Stati Uniti, senza tralasciare l’Europa dell’Est e la Russia, Paesi che riusciamo a seguire facilmente grazie alla sede produttiva che, dal 2010, abbiamo aperto in Serbia e dove lavorano più di cento persone».

Quali danni ha provocato il terremoto del 2012 alla vostra realtà produttiva?
«Il terremoto ha distrutto completamente due, dei nostri tre stabilimenti, dove si produceva l’80 per cento dell’intero fatturato. La nostra priorità è stata quella di ripartire il prima possibile; abbiamo delocalizzato immediatamente l’attività produttiva a Rubiera, in un mese mezzo è stata ricostruita la camera bianca, sono stati trasferiti i reparti di stampaggio ed estrusione e siamo ripartiti lavorando a ciclo continuo 7 giorni su 7. Il terremoto è stata un’esperienza tragica ma, al contempo, è stata affrontata da tutti come un’ “occasione” di rinnovamento, uno stimolo per ripartire e per ricostruire meglio di prima. Dopo la demolizione controllata degli stabilimenti danneggiati è iniziata la fase di ricostruzione».

Qual è il risultato?
«La nuova struttura si estende su un’area di oltre 12.000 metri quadrati e comprende uno stabilimento dedicato allo stoccaggio e alla logistica, uno alla produzione, una camera bianca, che occupa una superficie di oltre 2500 metri quadrati, una moderna officina meccanica e una palazzina uffici. Le nuove strutture sono completamente antisismiche e seguono i più alti standard sia a livello di progettazione edilizia sia di risparmio energetico e tutela ambientale; basti pensare che sono stati installati 7000 metri quadrati di pannelli fotovoltaici per produrre energia “pulita” e direttamente utilizzabile. La ricostruzione è stata un’occasione non solo per riprogettare una sede più moderna e efficiente, ma anche per ripensare una struttura produttiva più flessibile, adatta a soddisfare diversi target di clienti, dalle grandi multinazionali biomedicale fino al settore, più specifico, del farmaceutico».
Come vede il futuro?
«L’obiettivo per i prossimi anni è quello di crescere ancora tanto, e per farlo vogliamo investire molto su di noi, sui nostri partner e sui nostri clienti. Oggi, nonostante l’esperienza drammatica del terremoto, abbiamo tutti i requisiti e gli strumenti per vedere positivamente il nostro futuro; puntiamo, nel giro di quattro, cinque anni, ad aumentare il nostro fatturato mediamente del 10 per cento ogni due anni per arrivare a 27-28 milioni di euro. Una sfida complessa, ma che ci stimola a essere sempre più efficienti e competitivi sul mercato globale».

Fonte: Emmeweb