Infermieri, cassieri, corrieri, informatici, addetti alle pulizie e sanificazione, operai nel settore biomedicale e delle plastiche e poi. Sono le professioni che dall’inizio dell’emergenza coronavirus vengono richieste dal mondo del lavoro in Emilia-Romagna.
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Sul settore biomedicale, con l’importante distretto di Mirandola, nonostante il portale distrettobiomedicalemirandolese.it segnali che tra le piccole e medie imprese (10-50 addetti) ci sia stato un incremento occupazionale del 15-25% è Confindustria dispositivi medici a frenare gli entusiasmi ricordando che «se alcune aree mediche, come quella respiratoria, hanno visto un incremento di domanda, altre si sono completamente fermate, come l’ortopedia» e segnalando un dato emerso da un recente sondaggio sulle associate dal quale emergeva che il 45% stava già usufruendo o avrebbe a breve usufruito della cassa integrazione in deroga. Assosomm, associazione delle agenzie per il lavoro che rappresenta il 20% delle aziende del comparto, fa alcune distinzioni sulle province: «A Bologna è molto attivo il settore dell’assistenza familiare, Family care una delle nostre associate è impegnata nella ricerca di badanti con nuove candidature e la regolarizzazione di molte che prima di rivolgersi a noi lavoravano in nero. La logistica funziona bene, la metalmeccanica è in sofferenza ma in riavvio, bene il farmaceutico. Anche su Parma e Piacenza vanno molto bene l’alimentare e il settore plastica, in particolare con la grande richiesta di plexiglass».
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