“L’esperienza positiva del Polo biomedicale in Umbria può ancora crescere e offrire il suo utile contributo per le politiche pubbliche in direzione dell’innovazione nell’ambito del nostro servizio sanitario”. È quanto ha affermato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, nel corso del suo intervento di chiusura dei lavori del convegno svoltosi a Foligno, sul tema “Sperimentazione e innovazione tecnologica nella sanità umbra”, cui ha partecipato assieme – tra gli altri – all’assessore regionale allo sviluppo economico, Vincenzo Riommi, ed al presidente del Polo, Mario Tesserini.
“La sanità del futuro – ha sostenuto la presidente Marini – avrà bisogno di più innovazione tecnologica per poter continuare ad essere una sanità di qualità, e al tempo stesso rispettare la necessaria sostenibilità economica e finanziaria del sistema”. Per la presidente Marini “il welfare – di cui la sanità rappresenta la componente più importante – non è affatto un lusso, bensì la risposta al diritto alla salute per ogni cittadino. E non possiamo, in una fase molto difficile per la finanza pubblica, perdere il ‘treno’ della qualità dell’offerta sanitaria che significa poi il diritto di cittadinanza, l’universalità del servizio sanitario e la sua accessibilità per ognuno. Una sfida che possiamo vincere nella misura in cui riusciamo ad attuare politiche di efficienza ed innovazione del sistema che devono servire a preservarne per un verso il suo carattere pubblico, e per l’altro verso a renderlo sostenibile economicamente”.
Un obiettivo che potrà essere raggiunto, ha affermato la presidente, puntando – ad esempio – sull’innovazione tecnologica, sulle politiche di prevenzione, su stili di vita che non producano malattie croniche, e anche aiutando quanto possibile la popolazione anziana – attraverso adeguate e moderne forme di assistenza, come quella domiciliare – ad essere più autosufficiente.
Di “storia di successo” del Polo biomedicale umbro ha parlato invece l’assessore allo Sviluppo economico Riommi: “il successo di questa esperienza – ha affermato – è stato determinato da alcuni fattori che lo hanno reso particolarmente competitivo, primo fra tutti il suo grande patrimonio di conoscenza ed esperienza nell’ambito delle tecnologie biomedicali. In secondo luogo l’approccio integrato tra pubblico e privato ed il rapporto tra imprese e sistema sanitario regionale”.
L’assessore Riommi ha quindi ricordato che la Regione Umbria, attraverso la sua finanziaria Gepafin, ha fortemente sostenuto – grazie alle risorse comunitarie – quelle azioni di politica finanziaria che hanno aiutato la creazione del Polo che non è una semplice aggregazione di imprese, ma una “rete” che ha saputo condividere le qualità di ciascuna e trasformale in “qualità di sistema”.
Il Polo Biomedicale dell’Umbria – nato su iniziativa della Regione Umbria, tramite il Centro Estero Umbria e promosso dal sistema Confindustria – è un’associazione che riunisce un pool di aziende altamente specializzate in grado di integrare prodotti e servizi lungo l’intera filiera del comparto biomedicale. Ad oggi il complesso delle aziende che lo compongono hanno un fatturato di oltre 200 milioni di euro, con oltre 2000 addetti.