Forte di competenze a 360 gradi e della presenza di produttori lungo tutta la filiera il distretto Biomedicale di Mirandola conferma il proprio ruolo di primo piano nel panorama italiano di settore. Una reattività cresciuta negli ultimi anni sull’onda della spinta all’innovazione e all’internazionalizzazione, che potrà contare nel prossimo futuro sulle opportunità derivanti da crescente attenzione alla qualità della vita, progressivo invecchiamento della popolazione, incremento della domanda dai Paesi emergenti e crescente digitalizzazione della sanità, anche grazie alle risorse del PNRR.
Di tutto questo si è discusso questo pomeriggio in un incontro con gli imprenditori distrettuali organizzato da Intesa Sanpaolo presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola. Dopo la presentazione dei lavori da parte di Alessandra Florio, Direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo, Giovanni Foresti, Serena Fumagalli e Carla Saruis, economisti della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, hanno illustrato uno studio ad hoc sul distretto Biomedicale di Mirandola. Un quadro che ha fornito una approfondita base di analisi per il dibattito tra gli imprenditori del comparto, che ha avuto al centro ricerca, innovazione e internazionalizzazione.
“I dati della nostra Direzione Studi confermano l’elevata competitività del distretto Biomedicale di Mirandola trainata dalla forte spinta all’innovazione e dalla elevata vocazione alla crescita all’estero. Occorre restare focalizzati su questi fattori strategici e da parte nostra siamo impegnati a supportare gli investimenti e il know-how in tal senso – ha sottolineato Alessandra Florio, Direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo -. La nostra rete internazionale assicura alle aziende opportunità di sviluppo attraverso supporto specialistico e affiancamento costante e siamo impegnati nell’ecosistema nazionale e regionale dell’innovazione per favorire il trasferimento tecnologico tra mondo della ricerca e tessuto produttivo. Uno dei punti di forza del biomedicale mirandolese è altresì la presenza di produttori lungo la filiera: ad oggi in regione abbiamo siglato 105 programmi di filiera per facilitare l’accesso delle imprese che ne fanno parte”.
Scenari e opportunità per le imprese del Biomedicale
A cura della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo
A livello mondiale il settore biomedicale è dominato dagli Stati Uniti seguiti da Germania e Paesi Bassi e da alcuni paesi asiatici (Giappone, Cina e Corea). L’Italia occupa la quattordicesima posizione a livello mondiale in termini di export e la nona per importazioni globali (media 2021-2022). Il nostro Paese, inoltre, occupa la tredicesima posizione in termini di brevetti (media anni 2016-2020).
Il settore italiano, con circa 60mila addetti e 16mila unità locali nel 2021, pesa rispettivamente l’1,6% e il 4% sul manifatturiero nazionale, caratterizzandosi per la presenza di alcune aree geografiche a forte specializzazione nel Nord Italia, dove spicca lo storico distretto di Mirandola. Il distretto Biomedicale di Mirandola ha infatti un ruolo di primo piano nel settore: il tessuto produttivo mostra competenze a 360 gradi nel settore, grazie alla presenza di produttori lungo tutta la filiera, dai componentisi ai produttori di macchinari elettromedicali e apparecchiature elettroterapeutiche ad alto grado di sofisticazione, nonché strumenti e forniture mediche, in particolare prodotti plastici monouso per uso medico.
Il distretto conta 230 unità locali che impiegano 4.878 addetti, principalmente occupati in medio-grandi imprese (80% degli addetti), evidenziando una dimensione media di impresa superiore al dato nazionale, che conferma il ruolo che i grandi gruppi multinazionali hanno avuto e continuano ad avere nel territorio.
Il distretto mirandolese si contraddistingue per alcuni fattori di competitività: l’elevato livello di internazionalizzazione e la forte spinta all’innovazione.
Le esportazioni distrettuali nel 2022 hanno raggiunto il record storico di 479 milioni di euro, in crescita del 36,6% rispetto al 2007, mostrando, nello stesso periodo, un aumento del saldo commerciale del 79,1%, che è stato pari a 329 milioni di euro. Rilevanti i risultati conseguiti nei mercati più lontani, in particolare in Cina divenuta il terzo sbocco commerciale, subito dopo Germania e Stati Uniti. La crescita del distretto è proseguita anche nel corso del 2023: l’export nei primi nove mesi dell’anno ha mostrato un progresso pari a 80 milioni di euro rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, facendo segnare un aumento tendenziale pari al 23%, più della media nazionale (+9,2%), grazie a un andamento brillante su tutti i principali sbocchi commerciali.
Grazie a questi risultati si è molto rafforzata la propensione a esportare: l’export per addetto arriva a 87mila euro, a fronte di 74mila euro per addetto nel biomedicale italiano. L’elevata internazionalizzazione è confermata anche dai dati sugli investimenti esteri: le imprese di Mirandola controllate da multinazionali estere, soprattutto statunitensi e tedesche, sono il 15,5% del totale ed esprimono il 62% del fatturato del distretto. A livello nazionale, queste percentuali nel settore sono pari rispettivamente al 5,2% e al 36%.
L’innovazione rappresenta un fattore strategico fondamentale per il settore, come conferma anche l’evoluzione degli investimenti in Ricerca e Sviluppo delle imprese biomedicali italiane, che negli ultimi 15 anni hanno mostrato un trend più dinamico rispetto all’industria manifatturiera. In ambito innovativo spicca, in particolare, il distretto di Mirandola: il 36,2% delle imprese del distretto brevetta, contro il 15,4% del settore biomedicale nazionale, con una forte specializzazione in tecnologie legate al mondo dei dispositivi medici, punto di forza del territorio.
La forte spinta all’internazionalizzazione, la propensione ad innovare e la presenza di player capaci di far fronte alle sfide imposte dalla pandemia hanno contributo a sostenere i risultati economico-finanziari delle imprese. L’analisi su un campione di imprese del distretto mostra infatti un tasso di crescita del fatturato più alto rispetto alle altre imprese del settore nazionale (+23,7% tra il 2019 e il 2022 vs +11%), migliori risultati in termini di margini (media quadriennio 2019-2022) e un maggiore rafforzamento della patrimonializzazione.
L’elevata reattività delle imprese del distretto è emersa anche nel corso della pandemia. Sono molteplici gli esempi di imprese che hanno riadattato la loro produzione, introdotto innovazioni e sviluppato nuove soluzioni per supportare il Paese nelle fasi più acute della pandemia. Del resto anche all’indomani del sisma, le imprese riuscirono in poco tempo a recuperare il terreno perso, dando dimostrazione di resilienza e competitività.
Nei prossimi anni, pur in presenza di uno scenario macroeconomico complesso e incerto, le imprese del distretto potranno continuare a crescere facendo leva sui loro punti di forza e cogliendo le opportunità offerte dal progressivo invecchiamento della popolazione e dalla crescente attenzione alla qualità della vita, così come dall’incremento della domanda di sanità dai paesi emergenti. Anche l’elevato livello di obsolescenza degli apparecchi elettromedicali, congiuntamente alla crescente digitalizzazione della Sanità, grazie alle risorse previste nel PNRR, contribuiranno a sostenere la domanda di dispositivi medici.