Rimondi: “la rinegoziazione dei contratti e il payback per i dispositivi medici sono misure inique e contrarie ai principi dell’Ue e a quelli sostanziali del diritto nazionale”
Roma, 15 aprile 2015 – “Tagliare 2,35 miliardi alla Sanità significa mortificare l’intera filiera della salute e uno dei pochi settori produttivi del nostro Paese, che porta innovazione per le cure e la prevenzione dei cittadini, oltre che sviluppo economico. La pretesa di rinegoziare o il conseguente recesso unilaterale da contratti validissimi ed efficaci stipulati fra pubblica amministrazione e imprese a seguito di gare, espletate in conformità alle normative europee, è il colmo. È ora che la PA accetti il criterio, valido in tutto il mondo, ma negletto in Italia, che rispettare i contratti non è una facoltà, ma un obbligo giuridico, e questo rispetto vale sia per i prezzi stabiliti nella gara sia per il pagamento delle forniture”. Questo il commento del Presidente di Assobiomedica, Stefano Rimondi, sulle misure di razionalizzazione e di efficientamento della spesa del Servizio Sanitario Nazionale previste per il 2015, che verranno definite oggi pomeriggio in Conferenza Stato-Regioni, come anticipato da alcuni organi di stampa. “Ancora peggiore è il meccanismo del payback per i dispositivi medici – ha dichiarato Stefano Rimondi -, difficilmente applicabile, iniquo per la salvaguardia della qualità del Servizio sanitario nazionale, e che può compromettere la sopravvivenza stessa di moltissime aziende del nostro settore”. Assobiomedica apprezza la battaglia che il Ministro Lorenzin ha fatto per evitare tagli lineari, ma non può non contestare iniziative regionali che non hanno rispetto delle imprese, che con i loro contributi fiscali sono indispensabili per il sistema regionale. “Attendiamo – ha concluso Rimondi – gli sviluppi legislativi per capire meglio cosa si vuole fare della Sanità italiana, evidentemente considerata da alcuni come una voce di spesa da tagliare anziché un’opportunità di crescita e innovazione da cogliere”.