“Non ci può essere innovazione senza ingegneri. Ciò è vero a maggior ragione in un settore come quello sanitario che sta affrontando sfide importanti nelle quali gli ingegneri rappresentano un pilastro imprescindibile”. Queste le parole con cui Angelo Valsecchi, Segretario del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e delegato all’Ingegneria biomedica descrive il ruolo della categoria nella gestione dell’emergenza sanitaria.
Ing. Valsecchi, la pandemia ha messo in evidenza il ruolo degli ingegneri clinici…
Gli ingegneri che operano in ambito sanitario svolgono un ruolo determinante, gestendo molti aspetti strettamente legati a sistemi ad altissima tecnologia. Questo periodo pandemico ha fatto capire ancora di più quanto siano importanti le competenze dell’ingegnere e le attività che svolge. Noi, come ingegneri, non dobbiamo dimenticare di avere un codice etico che ci permette di lavorare nel rispetto di quelle che sono le cose più care di una persona, ovvero la propria salute e i dati personali. Con l’evoluzione tecnologica sono consentite visite e analisi cliniche da remoto su pazienti che non hanno la possibilità di recarsi in ospedale, la cosiddetta telemedicina consente di mettere la salute alla portata di tutti e non sarebbe possibile se non disponessimo di piattaforme informatiche e apparati costruiti da ingegneri che permettono invece di intervenire sul paziente. L’ingegneria si è messa al servizio della salute. Già 8-9 anni fa si era riusciti ad inserire all’interno dei sistemi e dei comitati di bioetica un ingegnere clinico ed uno biomedico. Il codice etico da rispettare consente di sviluppare la propria intelligenza e le proprie capacità in una direzione costruttiva per la società, per il paziente e soprattutto per migliorare complessivamente il sistema di vita.
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