Alessandro Calari è uno dei soci fondatori della Bellco e fu presente alla creazione del primo rene artificiale a ‘single pass’, ricordato da tutti come uno dei maestri che hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo del distretto biomedicale mirandolese
Ci racconti la sua storia professionale:
ha sempre lavorato nel distretto biomedicale mirandolese oppure prima ha svolto altre attività?
Ho lavorato solo nell’ambito biomedicale, gli altri interventi sono stati occasionali, dal 1957 al 1970 presso la Battaglia-Rangoni, dal 1971 in poi nel polo biomedicale mirandolese.
Precisamente ho iniziato a lavorare a 19 anni e subito sono diventato responsabile della progettazione della Battaglia-Rangoni: progetto EGC-EEG-EMG, poligrafi per la ricerca farmacologica, registratori ad inchiostro, punta calda, punta elettrica, fotografici tradizionali e a sviluppo istantaneo e strumenti per l’industria e speciali per i militari.
Il primo progetto è stato l’elettrocardiomiografo mod. Simplex, che per successo commerciale è stato paragonato alla macchina da scrivere lettera 22 dell’Olivetti.
Nel 1962 ho fondato la Falmar srl, creando la prima linea completamente transistorizzata di monitor per terapia intensiva.
Successivamente in collaborazione con l’istituto Rizzoli e l’istituto Pupin, di Belgrado, ho realizzato la prima protesi mioelettrica di mano nel 1964.
Negli anni 61-66 ho progettato e realizzato, per l’industria dei condensatori elettrici prima Arco (Dino Olivetti) e dopo Procond di Longarone: capacimetri compensati, alimentatori ad alta tensione DC e AC per test dielettrici, oscillatori ad elevata frequenza e potenza per test sulle perdite dielettriche, ecc.
Nel 1966 ho brevettato una tecnica innovativa per la costruzione di trasformatori elettrici, che utilizza un nastro in alluminio, al posto del filo di rame, così che ogni strato coincide con una spira, offrendo vantaggi quali: bassissimi costi di produzione, miglior smaltimento del calore ed affidabilità mai raggiunte prima. I tempi erano maturi per recepire l’idea, ora trova larghissimo impiego, specie nel settore aeronautico.
Sempre nello stesso anno ho vinto un concorso nazionale NATO, come ricercatore sul sonar, e certificato NOS con accesso libero agli ambienti e laboratori militari.
Successivamente per la ditta Bonetti (ora Sias), in competizione con la Siemens, ho progettato e realizzato il primo iniettore ad alta pressione angiografico di mezzo di contrasto, sincronizzato dalla attività cardiaca ECG, che utilizza il primo motore a bassissima inerzia a rotore a disco stampato (tecnica dei circuiti stampati per l’elettronica).
Nel 1970 ho incontrato il Dott. M. Veronesi e G. Gasparini di Mirandola, ho lasciato la Battaglia-Rangoni dopo 13 anni di collaborazione, e mi sono trasferito a Mirandola con 6 collaboratori, contribuendo alla nascita del polo biomedicale Mirandolese.
Ho operato per circa 2 anni in Dasco come responsabile della progettazione elettronica su reni a ricircolo di concetto pionieristico.
Nel 1971 su invito del Dott. Augusto Zocca, bolognese ed alto dirigente della Sandoz, sono diventato socio fondatore della Bellco SpA, assumendo le funzioni di Responsabile dello Sviluppo e della Produzione.
Durante quel periodo viene progettato e realizzato il primo rene artificiale a ‘single pass’ a controllo e produzione elettronica del liquido di dialisi, seguono pompa monoago, dializzatori e capillari, si introduce il bicarbonato al posto dell’acetato.
Si raggiungono traguardi clinici insperati: scomparsa di febbri pirogeniche, riduzione da 12 a 3 ½ – 4 ore, drastica riduzione del volume di sangue in extracorporea da 500 ml a meno di 300 ml, vita statistica della fistola arterio-venosa (Cimino-Brescia) raddoppiata e migliore controllo dell’equilibrio acido-basico. Un benessere, per i pazienti, mai raggiunto prima.
Nel 1973 come Bellco, ho installato, per la prima volta, il primo rene domiciliare al Sig. Corona di Piacenza, aprendo la strada per questa scelta, che troverà e continua a trovare larga applicazione.
Questo rene artificiale, nominato BL714, ancora oggi in produzione da parte di BellCo, è equipaggiato con linee ematiche e di liquido di dialisi di tipo monouso pertanto non richiede sterilizzazione o pastorizzazione fra una seduta e l’altra e quindi permette 3 sedute invece di solo 2 giornaliere possibili alle apparecchiature sterilizzabili.
Rappresenta l’apparecchiatura ideale per il trattamento degli infetti: epatitici A, B, C, D e HIV.
Il preparato di liquido di dialisi conosciuto come UNIMAT, BL 717, dotato di pompa ematica monoago a doppia testa, BL76, sono stati i prodotti che hanno fatto conoscere la Bellco nel mondo.
Nel 1976 ho progettato il flussimetro differenziale di massa per la programmazione dell’ultrafiltrazione, sul principio di G.G. de Coriolis, che diventerà il cuore delle successive produzioni della BellCo. Flussimetro di massa, che discriminando le bolle d’aria, sarà superiore a quelli della concorrenza: Volumetri, rotanti, ecc.
All’inizio del 1989 sono diventato socio fondatore della Dideco SpA con stabilimento primario a Mirandola e filiale a Cadriano (BO) e ho assunto la responsabilità dello sviluppo e della produzione sui seguenti settori operativi: aferesi,autotrasfusione intraoperatoria, separatori cellulari.
In quel periodo sono nati il progress per il plasmaexchange e separazione cellulare discontinua, vivacell separatore in continua e apparecchio per autotrasfusione intraoperatoria con proprietà di cogliere dal campo operatorio i globuli rossi e infonderli nuovamente al paziente, permettendo interventi chirurgici in assenza di una banca sangue.
Successivamente in Bellco ho occupato la carica di presidente (dal 1986 al 1987) ed amministratore delegato (dal 1987 al 1989).
Nei miei 42 anni di operatività nel settore biomedicale ho depositato circa un centinaio di brevetti!
Nel 2002 ho vinto il premio per la bioingegneria dalla Fondazione Ing. Giuseppe Pedriali della Provincia di Forlì Cesena
Tutt’ora sono docente di Elettronica Medica all’Università di Modena e Reggio Emilia.
Come immagina il biomedicale tra 10 anni?
Ritengo che la fase pionieristica si sia conclusa intorno al XX Secolo e che ci sia stata poca ricerca innovativa, ma conservativa senza guardare ad altri prodotti per arricchire la gamma di produzione, sicuramente i dirigenti non si assumono il rischio imprenditoriale in prima persona tipico dei pionieri, comunque se il polo vivrà fino ed oltre il 2025 lo scenario produttivo sarà completamente diverso dall’attuale.