MODENA – A oltre due anni dal sisma, il sistema produttivo dei comuni del Modenese maggiormente colpiti ha ricominciato a correre. Tra Mirandola (con il suo distretto del biomedicale) e Carpi (con il cluster del tessile e della maglieria), tra Finale Emilia, Cavezzo, San Prospero – tutti comuni ad altissima densità produttiva – le imprese riescono in molti casi anche a centrare l’obiettivo di raggiungere, e perfino superare, i ricavi pre-crisi. Non tutte però, come dimostra l’indagine realizzata da K Finance per conto di Confindustria Modena. Il combinato disposto tra recessione e terremoto ha approfondito il solco che separa le piccole e micro imprese – quelle che non superano i 3 milioni di fatturato – dalle aziende che vanno oltre la quota dei 50 milioni. Con il pericolo, concreto, di uno scollamento. E se questa è una terra di multinazionali (basti pensare ai big del biomedicale di Mirandola) è anche il regno di piccole aziende «alle quali il terremoto ha bloccato o rallentato i progetti di crescita», spiega il presidente degli industriali modenesi Walter Caiumi.
fonte: articolo di Natascia Ronchetti – Il Sole 24 Ore