L’azienda ha celebrato i suoi 30 anni di attività nel campo: nel 1984 offrì per la prima volta ‘la giornata di terapia’, che consentiva al paziente e alla famiglia di ricevere a casa tutto il necessario per curarsi. Oggi, tra le principali criticità da risolvere, le enormi difformità regionali.
11 DIC – Tracciare un bilancio dell’assistenza domiciliare per i pazienti affetti da patologie croniche o oncologiche e ricordare i trenta anni di attività di Baxter nella nutrizione parenterale domiciliare (NPD). Questi i due obiettivi principali di ‘30 anni di NPD: percorsi di qualità e innovazione’, il convegno di due giorni apertosi oggi a Roma presso il Complesso Monumentale Santo Spirito in Sassia.
L’evento, organizzato da Baxter, ha chiamato a raccolta esponenti del mondo clinico, pazienti e rappresentanti istituzionali per fare il punto sull’applicazione dei percorsi di governo clinico per la terapia della nutrizionale parenterale domiciliare, mettendo a confronto le esperienze dei Centri ospedalieri di riferimento e riflettendo sulla definizione e sull’organizzazione del percorso ospedale-territorio. Il tutto mosso da un unico obiettivo: “non pazienti ma persone”.
Era il 1984 quando Baxter attivò il servizio di Nutrizione Parenterale Domiciliare (NPD) offrendo per la prima volta ‘la giornata di terapia’, che consentiva al paziente e alla famiglia di ricevere a casa tutto il necessario per curarsi (prodotti e servizi), in completa sicurezza. Chi c’era allora, c’è anche oggi Antonio Francavilla, il primo medico a farne richiesta: “Grazie alla terapia domiciliare si può pensare ad una vita nuova”. Il Direttore Scientifico dell’IRCCS ‘S. De Bellis’ di Bari, ricordando la storia di un suo paziente, ha voluto evidenziare come il “trattamento parenterale permetta oggi ai meno fortunati di programmare e vivere una vita ‘normale’”.
Secondi i dati elaborati dalla Simpe, in Italia ci sono 600 pazienti cronici con insufficienza renale benigna. Nel complesso, sono 12mila a ricevere Nutrizione Parenterale Domiciliare, per un rapporto di 25 ogni milione di abitanti. Ogni giorno viene erogata assistenza a 3mila di loro.
L’associazione che oggi rappresenta questa categoria di pazienti è UnFiloPerlaVita Onlus. “La nostra Associazione – spiega Sergio Felicioni, Presidente Nazionale – tutela i pazienti in nutrizione artificiale a domicilio (parenterale ed enterale) facendosi portavoce delle loro necessità relative al decorso della malattia, e sostenendoli nella difesa dei loro diritti, a livello di sistema sanitario. La nostra Onlus si impegna affinché venga concretizzato pienamente un modello integrato di assistenza domiciliare, che sia uniforme in tutta Italia e rispondente a criteri di natura etica e di qualità. L’Italia inoltre, è molto eterogenea sul piano normativo, e il quadro legislativo di riferimento differisce da regione a regione. Questo va a ricadere direttamente sui pazienti, i quali si trovano ad affrontare problematiche rilevanti, che vanno dalla differenza di qualità delle sacche e dei materiali forniti, all’assistenza clinico-infermieristica spesso non sufficiente e inadeguata. Pertanto ci battiamo per mettere in rete i protocolli sanitari tra i centri di riferimento e gli ospedali minori. In ultimo per uniformare gli approcci di intervento di tutti gli ospedali italiani e nella formazione di personale infermieristico e medico specializzato per l’assistenza domiciliare”.
Questi pazienti, che possono essere definiti ‘fragili’, necessitano di cure e di un’assistenza completa per far sì che la loro vita in compagnia della malattia sia la migliore possibile. Un principio che supera le differenze, siano esse di età, di razza o di condizione sociale.
Ad oggi in Italia il percorso diagnostico terapeutico assistenziale per questi pazienti soffre della diversità regionale, decretando di fatto una situazione a macchia di leopardo in cui non viene garantito lo stesso servizio tra regione e regione. In tal senso, un esempio virtuoso è rappresentato certamente dalla Toscana che, con la legge regionale 580 del 2010, per la prima volta in Italia ha avviato un innovativo percorso di governo clinico per la nutrizione parenterale domiciliare rivolta a queste tipologie di pazienti.
Oggi questo percorso, normato 4 anni fa, è divenuto realtà anche grazie a Baxter che ha proposto un progetto di presa in carico a 360 gradi del paziente. Un’assitenza che inizia quando il paziente è ancora in ospedale. Attraverso la creazione di una figura di raccordo viene coordinato e seguito il percorso di deospedalizzazione del paziente.
Baxter, nel suo ruolo di partner della sanità pubblica e per favorire al massimo e nel miglior modo possibile l’equità d’accesso alle cure, ha messo a disposizione anche una serie di servizi aggiuntivi a beneficio del paziente e della struttura sanitaria pubblica di riferimento. Tra questi: il coinvolgimento di mediatori culturali laddove il paziente sia di nazionalità straniera e la redazione di opuscoli informativi multi lingue; l’offerta di terapie di supporto non mediche come l’ippoterapia e la Pet Therapy in particolare per i pazienti pediatrici; un programma di formazione per gli operatori sanitari delle strutture coinvolte; servizi di assistenza 24 ore su 24 per i pazienti e per i medici; tra questi anche il ‘Sure Call’ che consente un contatto diretto con i farmacisti dello stabilimento Baxter di Sesto Fiorentino, autorizzato dall’Aifa in grado di realizzare sacche personalizzate per la nutrizione parenterale secondo le Norme di Buona Fabbricazione (NBF). A questo si lega anche la possibilità di consegnare le sacche pronte all’uso in qualsiasi momento e anche al di fuori del proprio domicilio, ad esempio durante i periodi di villeggiatura.
Grazie alla tecnologia, i servizi aggiuntivi a disposizione dei pazienti e dei medici prevedono anche l’utilizzo di una piattaforma informatizzata, Janua, che permette l’integrazione di tutte le figure coinvolte nel percorso di governo clinico assistenziale e sociale e l’utilizzo di webcam e di assistenza Videocare per assicurare in ogni momento il contatto audio video tra il paziente e il centro di riferimento.
Fonte: Quotidianosanità.it